La banca liquida | Capitolo 4: Cambiare per non essere distrutti e Conclusioni #mythesis

Nel quarto capitolo esaminerò alcuni degli elementi caratteristici della banca che innova, quali nuove competenze digitali acquisire, come dovrebbe organizzarsi, quale sistema di credenze e valori promuovere, quali sono le best practice che facilitano il processo di innovazione abilitando il cambiamento.

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La banca liquida | Capitolo 3: La banca alla ricerca del cliente perfetto #mythesis

Nel terzo capitolo, invece, parlerò di numeri, di come funzionano i grandi archivi di dati a disposizione (anche) delle banche e cosa possono farci; capiremo meglio quale sia la loro ricchezza e come estrarre valore tramite l’analisi, descrivendo scenari dove sarà il dato a decidere, sostituendo – almeno in parte – il contributo umano.

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La banca liquida | Capitolo 2: Il cliente con la banca in tasca #mythesis

Il secondo capitolo farà capire bene quale sia il potere dato dalle nuove tecnologie al cliente di oggi, che decide come e quando interagire con la propria banca; vedremo cosa si aspetta sia in termini transazionali sia dal punto di vista relazionale, come intende “viaggiare” fra i diversi punti di contatto che le banche moderne dovrebbero mettergli a disposizione.

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La banca liquida | Introduzione e Capitolo 1: I mercati liquidi (o ex mercati) #mythesis

Cos’è una banca? “È sostanzialmente una entità fatta di uomini e computer: la merce è immateriale, ma da tempo ormai l’informatica è la catena di produzione della banca.” (Dini, 2014)

L’Information technology, anche se presente in banca da molto tempo, solo negli ultimi anni sta assumendo un ruolo strategico, passando da mero strumento per aumentare l’efficienza ad “abilitatore” della crescita ed evoluzione della banca. Il mondo tecnologico delle banche è infatti radicalmente cambiato, sia verso l’interno che verso l’esterno: “il Centro elaborazione dati ha lasciato posto ai più moderni data center dove oltre ai server fisici contano le macchine virtuali. Punto centrale oggi è la gestione della tecnologia su cloud privato, erogata come servizio, e la destrutturazione delle tradizionali postazioni fisse legate a pochi software per favorire la liquidità delle informazioni.” (Dini, 2014)

Ma l’origine di questa rivoluzione digitale non è da ricercare all’interno delle banche.

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I CEO dovrebbero bloggare? (riesumato)

La  risposta in breve è sì.

I CEO stanno già scrivendo molto. Perché non farlo in maniera più efficiente? Invece di comunicare in maniera one-to-one (e-mail), perché non scegliere una comunicazione fra uno e molte migliaia di corrispondenti?

Cominciate internamente. Il blog interno del CEO è uno strumento di conoscenza da parte del management. Può creare una ricca storia dell’azienda. Col passare del tempo il blog diventa una registrazione permanente e archiviata delle vostre idee, opinioni, impressioni, sugli eventi dell’industria e gli avvenimenti dell’azienda.

Pro:

  • Raggiungere più collaboratori con un solo messaggio.
  • Apparire (ed essere in realtà) più accessibili.
  • Creare un archivio dei vostri pensieri aperto alle consultazioni.
  • Le domande e i feedback dei dipendenti saranno registrati permanentemente nel blog.

Contro:

  • Padroneggiare un nuovo stile di comunicazione.
  • Creare l’aspettativa che posterete regolarmente nel blog.
  • Esprimere voi stessi, la vostra abilità nello scrivere e il percorso dei vostri pensieri perché ognuno li analizzi.
  • Scrivere (un vantaggio per chi ama scrivere) può essere difficile.

Le paure più comuni.

Paura

Antidoto

Tempo

Ne è necessario meno di quanto si possa pensare

Responsabilità legale

Impostate policy (ciò che si può o non si può dire per ragioni legali o aziendali) e linee guida (come comportarsi in modo appropriato nella blogosfera), per i blog aziendali e usate il buon senso. Policy e linee guida dovrebbero fornire sia le direttive, sia l’incoraggiamento.

Tempo sprecato dai collaboratori a bloggare

I blog sono più efficienti delle e-mail di gruppo

Essere coinvolti dalla blogosfera

Leggete altri blog per imparare l’etichetta

Danneggiare il proprio marchio

Revisionate in anticipo i commenti, ma rendete visibili anche i feedback negativi; vi rendono più credibili

Non avere alcun ritorno

Il ROB (Return on Blog) è un nuovo concetto in termini di risultato di business, ma può essere misurato

Gestire le problematiche tecniche

La piattaforma software per il vostro blog è facile per un blogmaster, ma anche per un non tecnico

Perdere il controllo

Toglietevi questo pensiero

Suggerimenti per scrivere un business blog efficace.

  • Scrivete con il cuore. Assumetevi qualche rischio. Siate appassionati. Siate onesti.
  • Usate un stile informale di scrittura. L’uso della prima persona. Il blog non è scritto in “aziendalese”, ne come un promemoria asciutto o un comunicato stampa. Siate colloquiali, convincenti e persuasivi. L’essenza del blogging consiste nell’essere reale. E ciò che è reale non è perfetto.
  • Scrivete regolarmente. Una volta alla settimana, almeno.
  • Incoraggiate i collaboratori a iscriversi ai feed RSS in modo che ricevano una notifica ogni volta che verrà inserito un nuovo post.
  • Incoraggiateli a lasciare commenti sul blog invece di spedirvi email.
  • Pubblicate chiare regole di condotta riguardo a quali argomenti sono inammissibili o inappropriati, sia per motivi legali sia semplicemente per “fair play”.
  • Siate una risorsa e un connettore. I blogger avveduti leggono altri blog. Monitorate che cosa viene detto sulla vostra azienda e scoprirete i focus group di prossima generazione.
  • Volete trattare argomenti riservati? Create un blog protetto. Visibile soltanto a voi e a dirigenti senior scelti o ai loro assistenti, per tenere traccia di riunioni, verbali, grandi idee o direttive. Siete voi a decidere chi può leggere che cosa.
  • Avete troppi impegni e state pensando: “Perché qualcun altro non potrebbe scriverlo per me?”. Un ghostwriter per il blog di un CEO non funzionerà. I lettori lo fiuteranno. L’autenticità è importantissima. Fareste scrivere a qualcuno le vostre e-mail? Un’alternativa può essere rappresentata dai blog di gruppo o di squadra. Purché ciascuno firmi il suo post nel blog, il blog collettivo conserverà autenticità. Si presenterà come un coro di voci individuali che parlano dello stesso soggetto o tema.

“E’ troppo presto per dire esattamente dove arriverà il fenomeno dei blog. Spero che diventerà un modo diffuso di comunicare da parte dell’aziende. Per ora bloggare rimane una sorta di status symbol per i dirigenti, ma non è solo una questione di essere cool, alla moda. Un blog crea clienti, potenziali partner, addirittura mezzi per gestire i vostri valori, per illustrare il vostro pensiero e i vostri punti chiave prima che arriviate in una riunione o che affrontiate un’intervista. Per un dirigente senior un blog può essere l’arma definitiva per rompere il ghiaccio.”

~

Lavoro preparato nel 2008 per il mio DG di allora, che apprezzò, ma naturalmente non aprì nessun blog 🙂
Non è niente di speciale (sintesi di qualche libro sul tema); lo riesumo volentieri però, perché, oltre che trovarlo ancora molto attuale,  sembra che, finalmente, i tempi siano maturi.

Tranquilli, fate con calma eh, non c’è fretta.. 🙂

#UNIMORE Fondamenti di Marketing – mappe mentali

#UNIMORE Fondamenti di MKT

Esame bellissimo, ma bello tosto, sia per l’ampiezza dei contenuti che per la modalità d’esame, risultato particolarmente selettivo (leggi: è stato un massacro! :-)).

Questi i contenuti: 

prima parte – marketing operativo

– La gestione delle marche
– Le basi per la determinazione del prezzo
– Le strategie di definizione dei prezzi
– La gestione dei canali di marketing
– Supply chain management e gestione della logistica
– La distribuzione al dettaglio
– Comunicazione integrata di marketing e direct marketing
– Pubblicità, promozione delle vendite e relazioni pubbliche
– Vendita personale e sales management

seconda parte – marketing dei servizi

– Caratteristiche del servizio
– Modelli per la progettazione dei sistemi di erogazione
– Efficienza ed efficacia dei sistemi di erogazione
– Il marketing relazionale
– La fedeltà del cliente
– Qualità del servizio e soddisfazione del cliente
– Le leve operative delle imprese di servizio
– Strategie di crescita delle imprese di servizio

La seconda parte è stata la mia preferita, anche perché particolarmente in tema con il mio lavoro.

Ho messo in condivisione le (solite) mappe mentali che sintetizzano i vari argomenti. Spero siano utili.

Alla prossima.. 🙂

p.s. ho i “sorgenti” delle mappe in vari formati, se servono, fate un fischio.. 😉

Appunti “mentali” di Storia Economia (UNISS)

Se sei uno studente di Economia dell’UNISS e non hai ancora sostenuto l’esame di Storia Economica (II anno) potresti trovare utili queste mappe mentali che ho usato per preparare l’esame in questione.

Non sono mappe perfette, considerale pure in bozza (ehm, ho preparato l’esame in 20gg, quindi.. tienine conto!). Anzi, se vuoi, modificale pure come credi oppure aspetta settembre che secondo come è andata ieri le aggiornerò io :). Comunque, giù in basso trovi un collegamento ad un archivio compresso contenente le mappe in formato nmap (non l’ho testato ma, dovrebbe essere un buon formato di interscambio) altrimenti fai un fischio che rimedio con altri tipi 😉

Gli argomenti trattati sono:

i capp. I, II, III e IV del libro di Malanima, L’economia italiana. Dalla crescita medievale alla crescita contemporanea
i capp. III, IV, V e VI del libro di Zamagni, Introduzione alla storia economica d’Italia.

Di seguito il link all’archivio compresso con i sorgenti e le immagini stampabili.

In bocca al lupo.

p.s. Occhio alla prova d’esame che sarà di tipo fortemente “quantitativo”. Studia bene date, indici, quantità, prezzi. Insomma, tutto quello che è “dato statistico”. Purtroppo, alcuni argomenti più “ragionati” (il non-modello italiano, il second best, il pericolo del lock-in, i distretti e le holding, giusto per fare un esempio) non sono stati minimamente toccati. Peccato (anche perché erano proprio le cose che sapevo meglio :)).

Scarica le mappe in formato nmap

Immagini mappe (un clic per ingrandire)

Stili di direzione aziendale

Secondo la teoria <<X>> di D.McGregor, l’individuo è indolente per natura, è privo di ambizioni, non desidera assumersi responsabilità, si preoccupa principalmente dei propri problemi e assai poco di quelli dell’azienda ed è contrario ai cambiamenti; ciò significa che l’azienda, di fronte a soggetti tendenzialmente passivi, se non ostili, deve assumersi la loro guida e indirizzarli verso il raggiungimento di determinati obiettivi senza preoccuparsi più di tanto della loro soddisfazione, se non quella economica, l’unica cioè alla quale sono sensibili.

Secondo la teoria <<Y>>, al contrario, l’individuo interpreta il lavoro come una normale attività dell’uomo, è naturalmente ambizioso (intende salire nella scala dei bisogni), è disponibile verso l’azienda e proprio per questo in grado di accettare eventuali cambiamenti, è disposto ad assumersi responsabilità e non necessita di un controllo continuo e minaccioso; pertanto, in presenza di soggetti motivati ed in grado di autoregolarsi, l’azienda ha la possibilità di soddisfare le esigenze dei propri dipendenti, ottenendo al tempo stesso in contropartita (e senza grande sforzo) comportamenti conformi agli obiettivi aziendali.

(Lezioni di Economia Aziendale – Francesco Manca)

Aggiungo solo che entrambi gli stili condizionano pesantemente la riposta del dipendente. L’ambiente fa molto, e solo pochi “resistono”. Ecco perchè, trovo vincente lo stile partecipativo.

Ma c’è qualche azienda che, ancora oggi, applica lo stile autoritario contenuto nella teoria X? La risposta sembrerebbe scontata, ed invece…